Esenzione dell’Imu e il caso particolare della coppia che vive “separata”: il Comune risarcisce

Una sentenza che crea un precedente e che riguarda una tassa, l’imposta municipale unica, meglio conosciuta come Imu. Poco amata (come tutte le tasse) è il tributo istituito dal Governo Monti nella manovra Salva-Italia del 2011, è comunale e riguarda il possesso dei beni immobiliari. Delle case insomma. Ma lo sappiamo bene tutti che cos’è. Addentrandoci nel meccanismo delle esenzioni dal pagamento dell’Imu ecco il “caso particolare”: due coniugi che vivono in due comuni diversi perché, per ragioni di lavoro sono distanti dal lunedì al venerdì e che si ricongiungono (in una delle due abitazioni) nel fine settimana e nei giorni festivi. E che adesso vedranno un risarcimento da parte del Comune di Bologna per quel doppio pagamento: così è stato deciso ed è il presidente di Confabitare Alberto Zanni a chiarire tutta la storia, visto che fra l’altro aveva chiesto direttamente all’Amministrazione di sospendere le quote.

Nella normativa si precisa che con due abitazioni nello stesso Comune la famiglia avrebbe avuto diritto a una sola esenzione. La formula però aveva subito generato il problema delle famiglie che invece vivono in case di proprietà in Comuni diversi. Sul punto si è accesa una battaglia fra il Mef, che nelle sue istruzioni (fin dalla circolare 3/2012 delle Finanze) ha chiesto di esentare entrambi gli immobili perché il limite fissato dalla norma riguardava la doppia casa nello stesso Comune, e la giurisprudenza attivata dai ricorsi comunali, che è arrivata in Cassazione a prevedere l’opposto negando a tutti il beneficio. La soluzione tentata per chiudere il problema arriva con il decreto fiscale dell’anno scorso, il 146/2021, che propone l’idea di imporre l’Imu solo a una delle due abitazioni. Senza però dei criteri. Ai coniugi si chiede di “scegliere” quale immobile esentare. “Un pasticcio” per Confabitare e non solo per loro.

L’assenza di parametri a cui ancorare la scelta finisce così “per legittimare il comportamento strumentale di chi, fatti due calcoli, esclude dall’Imu la casa dal valore catastale più alto, sia l’esenzione parziale sia la linea rigida della Cassazione penalizzano infatti le coppie sposate o unite civilmente. Perché quelle che non si sono preoccupate di cementare con un atto ufficiale la propria vita affettiva possono tenere tranquillamente al riparo dall’Imu entrambe le case” spiega Zanni.

Zanni, ci spiega cosa è accaduto? Come ci riassume questa vicenda dell’esenzione dell’Imu? “La Consulta ha chiuso il caso dell’Imu per i coniugi che vivono in due Comuni diversi, attribuendo a entrambi gli immobili l’esenzione, e offre una lezione che va molto oltre la vicenda specifica. Capita sempre più spesso nell’Italia dell’Alta velocità e del lavoro che si prende dove si trova, che le famiglie vivano in case di proprietà in Comuni diversi, ricongiungendosi per esempio nei fine settimana. Prima le famiglie avevano diritto ad una sola esenzione, fatto insostenibile per il quale ci siamo battuti”.

E’ rimasto sorpreso da questa sentenza? “Speravo in questo risultato perché ci abbiamo lavorato tanto, ma questi risultati non vanno mai dati per scontati. Quando ho saputo l’esito della Consulta sono rimasto veramente sorpreso. Si tratta di una sentenza rivoluzionaria perché cambia incredibilmente le carte in tavola”.

Qual è la lezione a cui fa riferimento? Cosa si impara da questa decisione della Consulta? “La lezione per i Comuni è quella di essere più prudenti prima di fare gli accertamenti. Questo è un consiglio che noi come Confabitare, Associazione dei Proprietari Immobiliari, avevamo dato per tempo al Comune di Bologna, che non ci ascoltò e adesso si trova a dover restituire 500.000 euro ai contribuenti, ed è una fetta di bilancio che se ne va”.

Cosa è stato deciso e perchè sarà da “esempio”. La Consulta, nella sentenza 209 depositata ieri e redatta da Luca Antonini, ha chiuso il controverso caso dell’Imu per i coniugi che vivono in due comuni diversi, attribuendo a entrambi gli immobili l’esenzione: “Vicenda che è un esempio perfetto di come norme e giurisprudenza riescano ad avvitarsi in paradossi insostenibili. Tutto nasce dal fatto che la normativa Imu, scritta dal governo Monti nel “Salva Italia” (DI 201/2011, articolo13), ha identificato come “principale”, esente dall’Imu, l’abitazione in cui ‘il possessore e il suo nucleo familiare dimorano abitualmente’” spiegano da Confabitare Bologna.

Coppie sposate e coppie non sposate, stesso comune o comuni diversi. “L’esenzione potrebbe riguardare dunque anche le case nello stesso Comune: a patto ovviamente di riuscire a dimostrare il requisito della “dimora abituale”. Per arrivare alle sue conclusioni la sentenza sottolinea come la tutela della famiglia sia sviluppata dalla Costituzione con “un’attenzione che raramente si ritrova in altri ordinamenti”. E spiega che quindi la penalizzazione fiscale delle coppie sposate viola ben tre articoli della Carta: il 3 sull’eguaglianza dei cittadini davanti alla legge, il 31 che chiede alla Repubblica di «agevolare con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia» e il 53 sulla «capacità contributiva» che deve misurare il contributo di ciascuno alla spesa pubblica. Principi così forti non possono essere messi in discussione dall’obiettivo di contrastare l’elusione attuata dai tanti che hanno trasferito la residenza nella casa di vacanza per sottrarla all’Imu pur continuando a vivere in città.

Come stanare chi cerca di raggirare la legge per un vantaggio economico. “Per stanarli, spiega la sentenza, è sufficiente ai Comuni controllare i consumi di elettricità, gas e acqua, com’è peraltro permesso dal decreto sul federalismo fiscale municipale (Dlgs 23/2011, articolo 2, comma 10); senza bisogno di mettersi la Costituzione sotto i piedi”.

Fonte: Bologna Today 21.10.2022

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