Abitare Oggi 17

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Caro Renzi, così non va

Editoriale: Alberto Zanni

Renzi, chi era costui? Domanda malandrina, e di non facile risposta. Salvatore della Patria? Uomo del fare? Berlusconi in versione gauchiste? Parolaio senza costrutto? Vassallo dei poteri forti? In questi 14 mesi, tanti ne sono passati dall’ingresso dell’ex sindaco di Firenze a Palazzo Chigi, ne abbiamo sentite di tutti i colori: peana e attacchi feroci, osanna e contumelie.

Noi come Confabitare non avevamo né abbiamo pregiudizi nei confronti del premier, ma un’idea ben precisa su di lui e sul suo operato ce la siamo fatta. E diciamolo schiettamente: è un’opinione tutt’altro che positiva. L’uomo non ci convince. È un abile comunicatore, chi lo nega? Ma al di là delle parole, dei sorrisi, delle slide e dei tweet che dispensa senza risparmio, si vede poco altro.

Insomma, tante chiacchiere e pochi fatti: sarà banale come critica ma così è. Il nostro, va da sé, non è un discorso di schieramenti politici. La nostra bocciatura si basa esclusivamente sui fatti, in particolare su quelli che non abbiamo visto, sulle promesse non mantenute, sugli impegni disattesi. Sì perché il grande affabulatore fiorentino, è bene ricordarlo, aveva promesso agli italiani di ridurre le imposte sulla casa. Ebbene, dopo un anno e passa di governo Renzi, il carico fiscale sui malcapitati proprietari di immobili è schizzato a 40 miliardi (erano 11 tre anni fa, all’inizio dell’infausta era Monti). E anche nel 2015 siamo qui a districarci nella giungla di tasse e balzelli, con annesso balletto di sigle (tasi, tari, imu, e chi più ne ha più ne metta) e con l’aggravante di aliquote quasi ovunque maggiori a quelle dell’anno scorso. Il giochetto è sempre lo stesso: il governo taglia i fondi ai comuni, i comuni piangono miseria e aumentano le imposte locali, i cittadini, i proprietari di casa in primis vengono spremuti come limoni e usati come bancomat. E la local tax, quella che doveva inglobare i vari balzelli sugli immobili, semplificando le procedure e riducendo un po’ i costi, che fine ha fatto? Rinviata al 2016 senza tante spiegazioni.

Evidentemente c’è da fare cassa, quindi i possessori di case non protestino troppo. Così come si mettano il cuore in pace le cinquemila famiglie terremotate dell’Emilia che da luglio dovranno ricominciare a pagare imu e tasi (al 50%), anche se le loro case sono inagibili o ridotte a un cumulo di macerie. Che dire? Uno scandalo, peggio una vergogna. Ma per Renzi e il suo governo è tutto normale. Come è normale proclamare, un giorno sì e l’altro pure che ci sono segnali di ripresa nella disastrata economia italiana e anche nel mercato immobiliare. Ma la realtà è ben diversa: le compravendite segnano ancora il passo, il prezzo delle case è crollato ed il settore delle costruzioni, che ha lasciato sul terreno migliaia di piccole imprese negli ultimi anni, versa in gravissime difficoltà.

Insomma, nonostante i proclami ottimistici dello statista fiorentino i tempi restano grami. Non per infierire, ma gli ultimi dati ISTAT segnalano una disoccupazione di molto in crescita (12,7 %) a febbraio, con una punta record del 42,6 % per quanto riguarda i giovani. Tutto male sotto il cielo del Belpaese? No qualche nota positiva c’è. La cura Draghi, con l’immissione di un prezioso tesoretto nelle asfittiche casse statali, potrebbe essere la vera “svolta buona”. Lo speriamo di cuore, per tanti nostri associati e per i milioni di italiani che faticano ad arrivare alla fine del mese.

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