L’amministratore di condominio ci ha chiesto di fornirgli i dati sull’uso dei vari appartamenti (se siamo o no residenti) perché dice di doverli comunicare al gestore del servizio idrico per le bollette. Ha diritto di farlo? Non esiste più la privacy?

Giuliano P.

Partiamo dall’inizio. Due anni fa, quando scoppiò la polemica sul distacco dei contatori dell’acqua da parte di alcune società erogatrici in presenza di morosità (privando interi stabili di acqua), le società sostennero che, dai contatori in poi, la questione era interna allo stabile.
Oggi, varie società chiedono agli amministratori di certificare con “atto di notorietà ex artt. 46-47 DM 445/2000 rispondendo dei dati trasmessi sotto la propria responsabilità penale ex art. 76 DPR 445/2000 nel caso d’informazioni non veritiere, di formazione o uso di atti falsi”, chi vive, a che titolo e cosa fa nelle singole unità abitative (in quanto le tariffe sono diversificate). Tante le criticità. Con l’istituzione dell’anagrafica condominiale (L. 220/2012) l’amministratore è tenuto a chiedere ai condomini quanto prevede la norma.
Non ha il “dovere-potere” di verificare se i dati che gli vengono trasmessi sono veritieri.
Se però dovesse fornire dati non veriteri (magari perchè non aggiornati), ne risponderebbe personalmente. Punto di grande criticità.
Quindi, la richiesta non è scelta arbitraria dell’amministratore, ma figlia di altri. Questione diversa e che al momento non ha risposta certa, è se si sia effettivamente tenuti a fornire dati personali. Ad ogni buon conto l’anagrafe è comunale e la società che eroga l’acqua può accedervi.

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